Note bandite

Con l’avvicinarsi del 4 novembre ricominciano gli osceni festeggiamenti istituzionali e nazionalisti, che quest’anno cadono in coincidenza con il centenario della prima guerra mondiale.
In questo articolo affronteremo il tema dell’antimilitarismo tramite tre canzoni diverse tra loro sia per il genere che per l’epoca in cui sono state scritte, ma che in comune hanno la ferma condanna di ogni conflitto armato.

1 ‘ZUF DE ZUR – GORIZIA

2 DEROZER – DI NUOVO IN MARCIA

3 LUF – FIORE AMORE DISERTORE


1 ‘ZUF DE ŽUR – GORIZIA

Oh Gorizia tu sei maledetta / Per ogni cuore che sente coscienza / Dolorosa ci fu la partenza / E il ritorno per molti non fu”. Il ritornello di “Oh Gorizia” è tra i più celebri versi delle canzoni contro la guerra, in particolare di quelle italiane contro la Prima Guerra Mondiale. La canzone fa da sempre parte del repertorio antimilitarista; la versione di oggi si discosta leggermente da quella che per la prima volta venne raccolta da Cesare Bermani, a Novara, da un testimone che affermò di averla ascoltata dai fanti che conquistarono Gorizia il 10 agosto 1916: ad interpretarla troviamo i ‘Zuf de Žur. Il brano venne scritto nella città che gli dà il nome e fa riferimento ad una delle più sanguinose battaglie del fronte dell’Isonzo “La mattina del cinque di agosto / si muovevan nel fango le truppe italiane / per Gorizia e le terre lontane / e dolente ognun si partì”. “Sotto l’acqua che cadeva a rovescio / grandinavano le palle nemiche / su quei monti colline e gran valli / si moriva”, solo in quella battaglia persero la vita oltre 90 mila uomini, facenti parte di entrambi gli schieramenti. Gli italiani si scontrarono con l’esercito austriaco, ma la Grande Guerra è nota anche per i brutali metodi bellici e per le carneficine a cui i soldati erano sottoposti “Voi chiamate il campo d’onore / questa terra al di là dei confini / qui si muore gridando assassini / maledetti sarete un dì”. I ‘Zuf de Žur, che hanno interpretato questa canzone in “Lasciapassare” del 2001, sono un progetto musicale che si rifà alla cultura mitteleuropea della zona di Gorizia e tramite la musica vuole fondere le varie tradizioni popolari tipiche di quella zona. “‘Zuf” in friulano significa miscuglio, mentre in sloveno “Žur” si traduce con festa, la loro è una proposta musicale che travalica ogni tendenza conservatrice e tenta di coinvolgere l’ascoltatore superando pregiudizi e chiusure, come dicono loro stessi. Oltre ad aver interpretato con il loro genere il canto della Prima Guerra, i ‘Zuf de Žur hanno anche aggiunto una strofa in tedesco che coincide con la strofa del ritornello da cui il brano trae il suo titolo: “Mein Görz verdammt (mia Gorizia sei maledetta) / Du bist verdammt (tu sei maledetta) / Für jedes liebe, liebe Herz (per ogni caro, caro cuore) / Der weg war schmerzlich (la partenza fu dolorosa) / Und das Leben wurde tod (e la vita diventò morte)”. L’ inserzione di una parte in tedesco è anche una condanna a una guerra voluta da pochi ma subita da tutti: “Maledetti signori ufficiali / che la guerra l’avete voluta / scannatori di carne perduta / e rovina della gioventù; O vigliacchi che voi ve ne state / con le mogli sui letti di lana / schernitori di noi carne umana / questa guerra ci insegna a punir”.

Storicamente la canzone venne conosciuta dal grande pubblico quando, durante lo spettacolo “Bella Ciao” al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1964, Michele Straniero intonando “Gorizia” scatenò il putiferio in sala al pronunciamento della strofa contro gli ufficiali. Straniero ed altri organizzatori del Nuovo Canzoniere Italiano furono denunciati per vilipendio alle forze armate. Ecco che la forza di denuncia del brano anche dopo cinquanta anni non si era spenta. Negli anni ’60 si veniva denunciati mentre pare che nelle trincee si poteva essere fucilati, con l’accusa di disfattismo, se si era sorpresi a cantarla.

2 DEROZER – DI NUOVO IN MARCIA

Di nuovo in marcia” è il titolo dell’album che i Derozer hanno pubblicato nel 2004. Il disco contiene un’omonima traccia che è una delle canzoni della scaletta di oggi. La band formatasi a Vicenza nel 1989 è riuscita a guadagnarsi un posto nella top ten delle band punk italiane dell’ultimo decennio del secolo scorso, grazie a canzoni ironiche e personali. Inno consacrato dalla loro generazione con creste e borchie è “Alla nostra età”, canzone autobiografica che dà anche il titolo all’album catalogato come 001 della veronese KOB (Kontro Ogni Barriera) Records. Ma i brani dei Derozer non sono tutti orecchiabili e dai testi dissoluti.

Le sagome nere di quattro soldati al centro di uno sfondo verde marcio campeggiano sulla copertina di “Di nuovo in marcia”, il cd è caratterizzato dalla velocità di scuola Ramones, a cui i vicentini aggiungono una buona dose di grinta. Le canzoni trattano temi cari e intrinsechi al punk ma interpretati in modo personale e originale dalla band. Oltre all’ambientalismo e all’intolleranza che genera conflitti e paura, i cui relativi brani vedremo nei futuri articoli ad hoc, si arriva poi ad un’aspra critica alle guerre. In particolare la canzone si focalizza su come i media occidentali tendano a mostrarci solo alcune delle decine e decine di guerre combattute nel mondo. Ogni conflitto bellico porta con sé morte e devastazione per cui per i Derozer è inaccettabile che venga fatta la cronaca solo dei morti e dei fatti che riguardano quelli combattuti per interessi delle grandi potenze. “E ogni guerra ha una sua classifica / e tutto ha una sua valutazione / una potente sinergia decide / la corretta collocazione; / i fattori sono sempre gli stessi / i soliti da generazioni / gli interessi sono i punti in classifica / che determinano le posizioni”. Il testo si fa più cinico e critico, mentre i musicisti non danno tregua: riff veloci e la batteria picchia duro come sempre. “C’è la guerra da prima pagina / che ti farà arrabbiare / e ti convincerà ad andare in piazza / con le bandierine a protestare”. Ma oltre alla guerra contro cui l’opinione pubblica manifesta il proprio dissenso rispetto alle scelte belligeranti dei rispettivi Paesi di appartenenza o di organizzazioni sovranazionali “c’è quella combattuta nell’ ombra / dove i caduti sono molti di più / ma il machete non brilla nella notte / e non ci sono i caschi blu”. Le strofe seguenti sembrano ispirarsi a fatti di cronaca che riempirono i titoli dei media nei mesi precedenti l’uscita di “Di nuovo in marcia”: “Ci sono corpi accolti a casa / con le fanfare e con tutti gli onori / e altri lasciati a marcire al sole / senza lapidi e senza fiori; / per qualcuno piangerà in diretta / tutta quanta la nazione / di qualcun altro invece / nessuno saprà mai il nome”. Se alle spalle dei conflitti ci sono gli interessi di pochi, che a volte sono più grandi dei popoli stessi che li subiscono, significa che bisogna distinguere tra: “Guerra di serie A / e dopo guerra di serie B
oppure quella di serie C / tu quale sceglierai?”
“Sarà quella in Pay-TV / dove combattono i corpi speciali / dove quando esplodono le bombe / sembrano dei fuochi artificiali.”

3 LUF – FIORE AMORE DISERTORE

Oltre il monte c’era la neve / e sulla neve un uomo solo / un uomo solo, un uomo solo col suo fucile / e negli occhi solo il confine.” Con questa strofa comincia il brano “Fiore amore disertore” dei Luf. Poche parole inquadrano la vicenda narrata dalla canzone del collettivo musicale originario della Val Camonica, in quella valle bresciana “luf” significa lupi e infatti i Luf sono un branco di musicisti, come loro stessi si definiscono, che arrivando da esperienze diverse riescono a creare un forte impatto sonoro con una impronta folk. La canzone è stata pubblicata nel 2007 nell’album “Paradis del diaol” e racconta di un soldato che viene inquadrato nelle file di un esercito: “Gli avevan detto questa è la patria / quello è il confine, tu la bandiera / non far passare sogni diversi / chiudi la porta se viene sera.” L’ambientazione iniziale e le prime strofe sembrano far riferimento alla Grande Guerra, ma in realtà la vicenda può essere adattata a qualsiasi conflitto, ed assume caratteri più poetici che realistici: “Ma quella sera bussò un bambino / che gli parlò col suo dolore / rubò i suoi occhi, spezzò il fucile / li han visti correre oltre il confine.” Questa canzone è stata incisa anche nel disco “Terra e pace” del 2014, in cui è presente la partecipazione di Massimo Priviero, che contiene brani storici della Prima Guerra Mondiale. La musica dei Luf è intrisa di folk e bagnata di rock, è allegria e ballo, colpisce contemporaneamente al cuore e alle gambe senza comunque cadere nella banalità dei testi. “Oggi ha deciso non c’è confine / e non c’è patria per cui morire / lo cercheranno per monti e mari / ma lui è nascosto nei nostri cuori.” Ecco che i Luf rendono omaggio a tutti coloro che rifiutarono qualsiasi guerra e ammoniscono all’importanza del ricordo di chi rifiutò di trucidare e di essere trucidato: E tutti quelli che passeranno / e che diranno oh che bel fiore / e questo è il fiore del disertore / vivo forse per troppo amore.” Ecco che una canzone contro le guerre ha nel testo qualche strofa della canzone sul sacrificio per la liberazione dal fascismo più celebre di sempre, Bella ciao. “E tutti quelli che passeranno / e che diranno oh che bel fiore / e questo è il fiore del disertore / che vive dentro il nostro cuore.”

a cura di En.Ri-Ot

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